Anche quest’anno il World Economic Forum, prestigioso ente internazionale indipendente, ha pubblicato la classifica dei paesi più attivi sul fronte dell’innovazione digitale, l’ormai celebre “Global Information Technology Report”.
Detta in soldoni, vi si analizza l’impegno di ciascun paese nel trasformare Internet in un volano di sviluppo e la capacità di dotarsi di infrastrutture e conoscenze per promuovere e innovare il proprio patrimonio tecnologico. Se nel 2004, in questa importante classifica l’Italia compariva al 28esimo posto, un risultato non propriamente edificante per un Paese del G8, ma al quale comunque si poteva abbozzare. Quest’anno la medesima classifica, ci vede scivolare nell’abisso, precipitati addirittura in 50esima posizione, e superati da paesi come la Cina, il Bahrein e la Giordania.
Dall’analisi del WEF risulta che da noi tutto ciò che riguarda le nuove tecnologie è pressoché fermo, ricoperto di muffe e licheni. Imprese, scuola, enti di ricerca vanno ognuno per la propria strada, incapaci di coordinarsi tra loro e di sviluppare la benché minima sinergia. Mancano le infrastrutture, e le tecnologie digitali sono indietro di una generazione. Latitano soprattutto, si legge nel rapporto, la qualità della formazione, la ricerca e la capacità di tradurre le conoscenze in innovazione. L’aspetto più drammatico di questo fosco quadretto non sta tanto nelle sue tinte, quanto nel fatto che la situazione che dipinge è ben nota a chiunque abbia anche soltanto l’abitudine di affacciarsi alla finestra un paio di volte al giorno. Tra questi pare non ci siano i rappresentanti del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, quello odierno, che si avvicina all’incarico del Governo attuale è Maria Anna Madia, Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione del Governo Renzi
In particolare i nostri ministri sono solo interessati al Web Tax, (ben noto ai nostri lettori) che, di fronte al resoconto del WEF, pare proprio essere caduto dalle nuvole.
“Ma come è possibile?
Noi, proprio noi, l’Italia… al cinquantesimo posto?!”.
A questa reazione non è però seguito alcun atteggiamento pensoso e di sicuro neppure una sessione di autocoscienza, dal momento che il Ministro, tra lo stizzito e l’offeso, si è limitato a liquidare il rapporto mettendone in dubbio l’affidabilità: “Questa analisi lascia il tempo che trova. Tsè… la Giordania davanti a noi, figuriamoci!”.
Insomma, lo studente bocciato, l’Italia (peraltro storicamente un ripetente incallito) anziché fermarsi a ragionare per un istante sulla propria effettiva preparazione, preferisce mettere in dubbio il sistema di valutazione. Ora, è facile intuire come qualcuno che porti il distintivo di “responsabile dell’innovazione” di un paese tenda a negare (probabilmente anche a se stesso) la validità di una siffatta pagella: come cantava Caterina Caselli quarant’anni fa, la verità a volte è veramente insopportabile. Ma è anche curioso che in un simile frangente non faccia capolino quel briciolo di pudore, quella scintilla di orgoglio professionale che spinga a lasciare per un attimo il Palazzo per scendere in strada e “chiedere informazioni ai passanti”. O almeno a spalancare la finestra e a gettare anche solo un’occhiata su quello che davvero succede là fuori, riservando alle scuse – che, per carità, un loro ruolo ce l’hanno – un momento successivo. E allora magari si vedrebbe passare per strada la legge “arresta-adolescenti” , l’azzeramento della ricerca universitaria sulle nuove tecnologie, l’astensione dell’Italia dal voto europeo sul brevetto del software (quello che schiaccerà la piccola impresa del digitale italiano), il monopolio soffocante di Telecom, le intercettazioni telematiche quale “life-style” dell’Internet nostrano, l’accesso alla banda larga per pochi eletti, l’alfabetizzazione informatica che con l’ECDL comincia e con l’ECDL finisce, l’ADSL “placcata oro” qui da noi e pressoché gratuita oltre confine, un esercito di periti informatici impreparati e comunque sfruttati fino all’osso (e a cui magari qualcuno aveva detto “studia informatica che trovi lavoro!”)…
Poi, bisognerebbe richiudere la finestra, magari con la scusa che “fa corrente”. Ma almeno ci si sarebbe chiariti tutti su un punto.
Cioè che se oggi siamo solo al 50esimo posto, beh, c’è proprio da stappare lo spumante.
Information Technology 2013
La Finlandia ha rovesciato la Svezia dal primo posto in una classifica delle economie che sono nella posizione migliore per trarre vantaggio dalle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Singapore è arrivato secondo e terza la Svezia. Information Technology Global Report .