Consigli utili come migliorare la masterizzazione di un CD
I vari programmi di masterizzazione offrono tutti un’opzione in tal senso: Easy CD Creator con la voce COPIA CD SORGENTE PRIMA SU DISCO RIGIDO, Feurio disattivando l’opzione “on the fly”, così come Nero . Quasi sempre, infine, è anche presente una funzione che permette di eliminare automaticamente i dati creati sul disco al termine delle operazioni di copia. Così non si corre il rischio di ritrovarsi presto con l’hard disk intasato di immagini.
Una volta selezionati tutti questi parametri non resta che determinare la velocità a cui dovrà essere scritto il disco. Si tratta di una scelta fondamentale, perché da essa dipende in buona parte la riuscita della masterizzazione. Di solito per ottenere i risultati migliori il consiglio era quello di lavorare a basse velocità, quando non addirittura a 1x (CD Audio). Come accennato in precedenza, l’esperienza recente, ossia utilizzando i supporti ad alta velocità dell’ultima generazione, in molti casi, l’utilizzo di basse velocità di scrittura ha causato più di un problema. Per questo l’unica strada resta procedere per tentativi, cominciando però con l’impostare l’unità su velocità di 24x o 32x, per poi salire o scendere a seconda dei risultati ottenuti. Dal momento che praticamente tutti i nuovi masterizzatori hanno una speciale funzione che consente loro di determinare la velocità massima di scrittura di ogni supporto, il rischio di sbagliare del tutto la velocità non esiste.
Per creare una compilation con i brani più belli della vostra discoteca digitale, in linea di principio valgono, per lettore, masterizzatore e disco rigido, gli stessi requisiti previsti per la copia di un CD audio. Anche qui, in fondo in fondo, si tratta di leggere, memorizzare provvisoriamente e scrivere i dati sul supporto. Discorso identico anche per i requisiti di base del programma
di masterizzazione, che sono gli stessi. La differenza in realtà sta tutta nel fatto che quando ci si appresta a realizzare una compilation è bene conoscere con precisione tutti i principali formati audio e le relative peculiarità. MP3, MP3 PRO, WAVE e WMA operano in modo profondamente diverso tra loro e devono essere gestiti di conseguenza se si desidera ottenere la massima qualità audio. Limitando il campo ai soli formati più diffusi (anche su Internet) tutti iformati audio digitali in circolazione possono essere racchiusi all’interno di due grandi categorie: i file compressi e quelli non compressi.
Per intenderci, i primi sono quelli in cui ricade anche il celebre MP3 e in pratica hanno il grande vantaggio di ridurre a pochi megabyte l’ingombro di una traccia audio non compressa. ovviamente il prezzo è una certa perdita di qualità, che dipende dal bitrate, ossia una sorta di livello di compressione. Se puntate a una qualità da impianto stereo, operate con valori compresi tra 192 e 320 Kbps (specie se avete a che fare con brani di musica classica). Invece, se l’obiettivo finale è per esempio l’ascolto attraverso l’autoradio, anche un bitrate di 128 Kbps può essere più che sufficiente. Il più diffuso tra i formati non compressi è invece il WAVE, il cui unico difetto, a ben vedere, sta nelle dimensioni considerevoli di ciascun file.
Da disco a disco