Post Mortem gioco horror serial Killler


In un’epoca in cui le avventure grafiche sono diventate poco più che un’icona del passato, ogni qualvolta ce ne capita una sotto agli occhi non riusciamo a trattenere tanta emozione e un pizzico di speranza, anche quando, in realtà, non ce ne è ragione. E questo, ahinoi, è stato proprio il caso di Post Mortem.

Si tratta di un’avventura ambientata in una lugubre Parigi degli anni ‘20 che ruota intorno all’efferato omicidio di una coppia di amanti, sorpresi dalla morte nel loro letto, in un lussuoso albergo della Citè.

La trama, piuttosto intricata, come in ogni noir che si rispetti, non è lineare e consente di risolvere l’enigma poliziesco seguendo percorsi differenti che, necessariamente, conducono a finali diversi. Purtroppo la sceneggiatura contiene parecchie sbavature e, spesso, i dialoghi, e anche taluni eventi, non tengono correttamente conto del percorso intrapreso dal giocatore. Il che significa che le prove di un determinato fatto possono materializzarsi dal nulla ancora prima che si abbia avuto l’occasione di essere informati dell’esistenza del fatto stesso: il che, in un poliziesco, è difficile da perdonare. Anche gli enigmi sono poco originali e molto lineari.

Post Mortem

Non solo non c’è nulla di particolarmente creativo, ma alcuni sono proprio “d’altri tempi”: può capitare di rimanere bloccati solo perché non si è guardato un poster affisso su un muro, anche se non c’era nessun motivo logico che dovesse spingerci a guardarlo.

Riguardo poi ad alcuni sotto-giochi, non risultano neppure adeguati i meccanismi: le sezioni di scasso delle serrature, per esempio, sono lasciate interamente alla fantasia del giocatore, dal momento che non vi è un accenno di spiegazione né nel manuale, né tantomeno nel gioco stesso. Il panorama è completato da altri puzzle da Settimana Enigmistica (compreso il mitico “Aguzzate la vista”) che, oltre a essere piuttosto “noiosetti”, non hanno nulla a che fare con l’avventura e appaiono come dei semplici riempitivi incastrati a forza nella trama. Anche la grafica non è esaltante.

Le scene di intermezzo sono realizzate con un discreto motore poligonale, ma le sezioni di gioco vero e proprio sono basate sull’orribile, inefficiente e trito sistema delle “cartoline panoramiche a 360 gradi”: il personaggio ruota lo sguardo e così gli ambienti, trasformati in un’immagine bidimensionale, scorrono intorno a lui.

I percorsi praticabili all’interno di ciascuna ambientazione vanno spesso “intuiti” e sono comunque limitati a pochi “hot spot”, ciascuno dei quali corrisponde al centro di una nuova “cartolina panoramica”.

I numerosi dialoghi rallentano parecchio l’evolvere dell’avventura e apportano poco alla trama in termini di spessore, tant’è che spesso bisogna affidarsi alla fortuna ripetendo più volte la medesima conversazione tentando semplicemente di azzeccare la “domanda giusta” che consenta di ottenere la “risposta giusta”. E dire che la trama, con il suo gustoso gioco di flashback e di destini incrociati, è davvero accattivante.

Purtroppo, con questo genere di realizzazione tecnica, il gioco nel suo complesso risulta poco più che sufficiente.

Genere: Gioco horror serial Killler
Produttore: Microidos (www.microids.com)