La risoluzione È una delle principali caratteristiche che contraddistinguono le fotocamere. Sentirete quindi parlare di prodotti da uno, due o addirittura tre “megapixel” (milioni di pixel). Questo valore è espressione dalla dimensione del sensore, e si ottiene moltiplicando il numero dei micro-sensori della base del rettangolo per quelle dell’altezza del medesimo (semplice, no?). Possiamo quindi avere fotocamere con risoluzioni da 640 x 480 e una risoluzione quindi di 0,3 Mpixel o, meglio ancora, da 1280 x 960 (1,2 Mpixel) e 1984 x 1488 (2,9 Mpixel). Non fatevi trarre in inganno dagli alti valori dichiarati da alcuni produttori. Quasi sempre si tratta della risoluzione interpolata, ottenuta cioè, mediante un algoritmo matematico che consente di aggiungere ulteriori pixel secondo un calcolo probabilistico di colore e luminosità (un po’ come accade negli scanner e nelle stampanti). La qualità finale, come è facile intuire, ne risente pesantemente. Tra due prodotti preferite sempre quello con risoluzione maggiore, controllando però con il rivenditore che sia quella effettivamente consentita dal sensore ottico.
Zoom ottico e digitale Come per le macchine fotografiche tradizionali, anche per le fotocamere digitali riveste grande importanza la messa a fuoco. In questo caso possiamo avere prodotti con “fuoco fisso”, presente soprattutto nei modelli più economici, e “autofocus”, che permette migliori risultati dal momento che permette lo spostamento automatico delle lenti. Nel caso in cui si debbano fotografare oggetti molto ravvicinati, alcuni prodotti permettono di utilizzare funzioni “macro” della messa a fuoco, che consentono di cogliere anche i dettagli più fini dell’immagine. Nelle fotocamere digitali “non professionali” non è possibile sostituire le ottiche (quelle professionali lo consentono, ma possono costare anche decine di milioni), il che costringe a un utilizzo intensivo dello zoom. Sentirete quindi parlare di “zoom ottico” e del suo corrispettivo digitale.
Diffidate in particolar modo di quest’ultimo in quanto si tratta di un’altra “finzione” prettamente informatica. Lo zoom digitale lavora, infatti, isolando la zona dei sensori oggetto del particolare da catturare, e interpolando successivamente le informazioni mancanti con un’elaborazione matematica. Con uno zoom ottico, del tutto simile a quello delle macchine fotografiche tradizionali, non si ha invece alcun degradamento della qualità delle immagini, come avviene invece nel primo caso, dato che l’ingrandimento viene realizzato in modo ottimale, ossia spostando fisicamente le lenti. Utilizzate piuttosto un programma di fotoritocco nel caso dobbiate modificare il tipo di risoluzione dell’immagine.