Qualche settimana fa ci siamo addentrati per la prima volta nel sofisticato mondo della ripresa video in alta definizione, cercando di orientarci fra i molti standard che si contendono il mercato sia nel comparto dei “codec” che in quello delle apparecchiature. Probabilmente in queste settimane avrete fatto le vostre scelte e, approfittando della vicinanza del periodo natalizio, vi sarete procurati tutto il necessario per eseguire le riprese: la videocamera HD, un computer di buone prestazioni e il vostro software di montaggio preferito. È il momento di darsi da fare.
Riprendere in HD
[quote]Una videocamera HD si usa come una videocamera SD, giusto? Beh, no.[/quote]
Anche se i modelli consumer hanno comandi molto semplificati e apparentemente identici a quelli che trovate su ogni macchina miniDV e similari, in realtà cambia qualcosa: l’elevata
qualità del sistema amplifica enormemente tutti i difetti di ripresa. Tre i punti particolarmente critici: messa a fuoco, stabilizzazione e resa delle “alte luci”.
Per quanto riguarda la messa a fuoco, il problema principale è che il piccolo display che equipaggia la videocamera mostra, nel migliore dei casi, 300.000 pixel contro icirca 2 Mpixel contenuti nell’immagine ripresa. È quindi pressoché impossibile rendersi conto di un eventuale “fuori fuoco” guardando il display. Purtroppo, quando il girato verrà mostrato agli amici nella magnificenza del 42” LCD del salotto, il problema sarà lì, evidente a occhio nudo, e impossibile da correggere. Come fare per n on sbagliare? Curare con la massima attenzione il punto di messa a fuoco, è buona cosa; disabilitare l’autofocus e lavorare manualmente ogni volta che sia possibile, ancora meglio. Se poi avete una videocamera sofisticata, con tutti i controlli manuali, potete sfruttare un trucchetto usato dagli operatori professionisti: inserite il filtro ND (un filtro grigio che serve solo a ridurre la luce che entra nell’obiettivo), poi aprite il diaframma al massimo.
In questo modo, la “profondità di campo” (cioè la zona davanti e dietro al soggetto che rimane a fuoco) sarà ridottissima, e qualsiasi fuori fuoco sarà subito evidente, soprattutto se sfruttate la funzione di “zoom” del display LCD presente in molte videocamere. A questo punto vi basterà mettere a fuoco sugli occhi del vostro attore,togliere il filtro, ripristinare il diaframma corretto e sarete pronti a girare. Magari mettendo la macchina sul cavalletto. Sì, perché ci sono videocamere HD così leggere che basta letteralmente un respiro (il vostro)
per farle muovere, rovinando la ripresa. Un po’ per il maggior numero di pixel, un po’ perché il formato 16:9 è molto più ampio, le riprese HD soffrono più di quelle SD ogni minimo movimento della macchina e, in particolare, le inclinazioni del piano orizzontale: bastano pochi gradi di piega per trasformare una gara di sci nautico in una prova di slalom gigante, con tanto di mare in discesa. Se proprio non sopportate l’idea del cavalletto, almeno inserite lo stabilizzatore, e cercate di riprendere da fermi, facendo molta attenzione alla gestione dell’orizzonte. Impugnate sempre la macchina con due mani, la destra sui controlli, la sinistra a bilanciare il display aperto – questo minimizzerà gli sbandamenti orizzontali, soprattutto se avrete l’accortezza di tenere sempre un occhio sul display e uno sulla scena reale. E se proprio dovete riprendere mentre vi state muovendo, ma non volete acquistare una “SteadyCam”, allenatevi almeno a camminare con passo morbido, ammortizzando bene con le braccia e le ginocchia e sollevando un piede solo dopo che l’altro ha raggiunto una posizioe di equilibrio stabile.
Terzo punto critico è la luce, in particolare l’eccesso di luce. Già, perché nonostante il sensore delle videocamere amatoriali sia piccolo, esso è molto sensibile, e capita spesso che parti del fotogramma risultino sovraesposte. Ora, se una scena troppo buia si può in qualche modo “salvare” in post produzione, i formati HD attuali (tipo HDV o AVCHD) non consentono alcuna possibilità di recupero su scene “bruciate”.
Naturalmente, la soluzione ideale al problema sarebbe di creare un’illuminazione ad hoc per ogni scena, con l’obiettivo di riempire le ombre e attenuare le “alte luci” – ottenendo, in pratica, un’illuminazione “morbida” e bilanciata su tutto il campo inquadrato. Dato che difficilmente la cosa sarà realizzabile, a meno di girare con una troupe al seguito, il “piano B” consiste nel passare al controllo manuale ogni volta che, nella scena, si presentano forti contrasti con il soggetto principale troppo illuminato rispetto alla maggior parte del fotogramma, e misurare l’esposizione in modalità “spot” sul soggetto stesso.
L’audio HD
Da un punto di vista tecnico, il formato audio delle videocamere HD è praticamente lo stesso che era presente sulle vecchie miniDV: stereo a 48 kHz/16 bit. In realtà è ammesso anche il multicanale 5.1, ma difficilmente un videoamatore è in grado di effettuare riprese con audio digitale Dolby a 6 canali, quindi per ora lo ignoreremo (ma ne riparleremo in post produzione).
Anche in questo caso però, seppure il formato è rimasto invariato, è necessario lavorare con molta più accuratezza di prima. Questo per un problema principalmente psicologico: in pratica, la mente umana si aspetta una qualità audio confrontabile con la qualità delle immagini che sta vedendo. E in presenza di immagini migliori, si aspetta un audio migliore. In altre parole, difetti prima abbastanza tollerati (respiro dell’operatore, rumorini dei motori, voci fuori campo, sibilo del vento, fruscii e crepitii nella colonna sonora) diventano quasi intollerabili se accompagnano un’immagine HD. Questo si traduce nella necessità di usare durante le riprese un microfono esterno dotato di cuffia antivento (se avete un aiutante potete piazzare il microfono su un palo da reggere sopra il soggetto, in modo che rimanga fuori campo). Senza microfono esterno, nella maggior parte dei casi l’audio non sarà all’altezza; in questo frangente, meglio considerare seriamente l’idea di non utilizzare l’audio originale, tagliandolo in post produzione e sostituendolo con audio realizzato ad hoc in studio. Naturalmente la colonna sonora dovrà essere all’altezza della situazione: a meno che non sia strettamente richiesto dall’argomento trattato nel video, evitate di usare per esempio musiche prese da vecchi dischi in vinile o rumori “catturati” su nastri analogici.
Il montaggio
Una volta effettuate le riprese, e importato il girato sul PC, è il momento di procedere al montaggio. Che è la fase in cui il nostro video prende concretamente forma, e assume connotati stilistici definiti. La fase del montaggio infatti consiste prima di tutto nel selezionare il materiale, nel tagliare le scene troppo lunghe, nel riordinare i vari spezzoni.
In seguito, si aggiungeranno transizioni, effetti speciali, titoli e colonna sonora. Ma facciamo un passo indietro: visto che la fase più noiosa del lavoro è proprio il riordino degli spezzoni, è possibile ridurla al minimo indispensabile adottando una strategia di ripresa chiamata “montaggio in macchina”. In pratica, si tratta di eseguire le riprese all’incirca nell’ordine in cui dovranno essere montate. Visto che la maggior parte dei video amatoriali riguarda il racconto di un avvenimento (un viaggio, una festa, una cerimonia) la cosa si rivela tutto sommato abbastanza semplice: il montaggio avverrà in genere seguendo un ordine essenzialmente cronologico, e quindi in fase di ripresa basterà avere l’accortezza di intervallare le riprese d’insieme con brevi clip di “dettaglio”, giusto per spezzare la monotonia di una ripresa troppo lunga (il classico brindisi dello zio al matrimonio, che parla per almeno 10 minuti con gli invitati che tendono ad abbioccarsi…).
Canon Powershot SX120IS
Minimizzato il problema degli spezzoni “fuori ordine”, la fase più importante diventa quella di selezione. Parliamoci chiaro: il 42” del soggiorno non perdona. E davanti a quel monolite, ogni amico che si siede sul divano diventa un competentissimo e caustico critico cinematografico. Nulla resterà impunito: ogni traballamento, ogni sfocatura, ogni impallamento sarà visto, sottolineato, e l’operatore additato al pubblico ludibrio. Quindi? Nessuna pietà. Gli spezzoni tecnicamente sbagliati vanno esclusi dal montaggio finale. Essi includono le scene traballanti, fuori fuoco, buie (o con il soggetto buio), bruciate (o con il soggetto bruciato), male inquadrate (soggetti con la testa tagliata eccetera). Fra le scene tecnicamente “a posto” potrete scegliere quelle che sono significative per il video che volete produrre. Esse andranno poste nell’ordine definitivo, e accorciate secondo necessità – in genere, ogni clip inizia con alcuni secondi di filmato poco significativo e finisce con una “coda” anch’essa non funzionale al racconto. Tenete presente che la lunghezza delle scene è quella che dà il “ritmo” al video, e che ovviamente temi diversi hanno bisogno di ritmi diversi.
La festa di compleanno di un bambino sarà probabilmente filmata con scene brevi, dell’ordine di 4-5 secondi; un video di musica rock potrebbe avere clip ancora più brevi, anche di 2-4 secondi ciascuna; ma il reportage di un viaggio nella foresta canadese avrà probabilmente di clip più lunghe, magari da 10 a 20 secondi, assecondate da musica adatta e transizioni morbide.
Abbellimenti
Gli stacchi, o transizioni, sono un altro elemento utilizzato per dare un ritmo del racconto, e per suggerire agli spettatori eventi come il passaggio del tempo o il cambio del luogo di ripresa. Lo stacco più usato è il taglio netto: finisce una scena e inizia subito quella successiva. Se invece si ha l’esigenza di comunicare un “salto” nel racconto, siusano stacchi più
sofisticati. Per esempio, finire una scena con la dissolvenza a nero e aprire la successiva con la dissolvenza dal nero indica che è passato del tempo fra le due scene. Le regole da applicare nell’alta definizione sono assolutamente le stesse che si usavano con i filmati DV o, prima ancora, con quelli analogici. Certo, i programmi di videoediting per HD dispongono di solito di
più transizioni e di più effetti rispetto ai programmi di vecchia generazione. Ma proprio per questo, a maggior ragione dovete tenere sempre presente una vecchia regola:
non strafare! Tutto quello che è in più apparirà posticcio e barocco quando mostrerete il video agli amici. Sobrietà quindi, a meno che il genere di video non richieda espressamente
di “andare oltre”. Tenete al minimo le dissolvenze diverse dal taglio netto, e per i titoli scegliete al massimo due font di caratteri e due colori o stili, cercando di mantenerli per tutto il filmato. Per quanto riguarda la colonna sonora, infine, tenete sempre presente l’esigenza della massima qualità, dato che essa va a sottolineare immagini virtualmente perfette. Se l’audio originale del filmato non è all’altezza, meglio azzerarne il volume e sostituirlo con un’adeguata musica di sottofondo, eventualmente integrata d a effetti sonori e dalle parti di audio
originale assolutamente imperdibili.
A proposito di colonna sonora, tenete sempre presente il problema dei diritti d’autore: la quasi totalità della musica commerciale non può essere utilizzata come commento sonoro di un video senza pagare i relativi diritti, a meno che non si tratti di un lavoro destinato esclusivamente alla visione familiare. Per ovviare al problema, ci sono tre soluzioni: usare musica esente da diritti, reperibile su appositi siti Internet; usare musica fornita dal produttore del programma di montaggio video; oppure usare un programma in grado di “comporre” musica automaticamente, semplicemente indicando lo stile richiesto e il minutaggio esatto. Un esempio di tutti i passi necessari per arrivare dal girato grezzo al video definitivo è riportato nel passo passo che trovate in queste pagine. Una volta terminate tutte le operazioni, il computer conterrà un video HD pronto per la visione. Certo, dover collegare ogni volta il PC al televisore non è comodissimo. E le dimensioni dei file rendono poco pratico anche inviarlo per email agli amici. Ma ci sono vari modi per trasformare il video in qualcosa
di più fruibile – per esempio, un DVD o meglio ancora un disco Blu-ray. Ne parleremo molto presto.