Preparare il disco fisso
Sebbene si tratti di un’operazione lunga e noiosa, specie se si dispone di un’unità molto capiente, la deframmentazione del disco fisso è un passaggio pressoché fondamentale sia per garantirsi masterizzazioni sempre perfette, sia per aumentare la vita dell’- hard disk. Dal momento che in teoria, un disco ordinato comporta una maggiore velocità di trasferimento dati, l’ideale sarebbe poter deframmentare il disco prima di ogni masterizzazione. La realtà ovviamente è diversa, sia perché l’operazione può richiedere parecchio tempo, sia perché alla lunga si correrebbe il rischio di stressare eccessivamente l’unità .
Windows offre un apposito strumento per deframmentare il disco fisso, (UTILITÀ DI DEFRAMMENTAZIONE DISCHI) che si trova tra gli accessori del sistema operativo. Sebbene sia stata migliorata con XP, l’utility Microsoft si rivela piuttosto lenta e in parte imprecisa al punto che, quando la percentuale di dati deframmentata è alta, è sempre meglio effettuare due cicli completi di deframmentazione.
Risorse ottimizzate
Per evitare brutte sorprese è buona regola chiudere tutte le applicazioni prima di avviare qualsiasi processo di masterizzazione. Si tratta di una mossa precauzionale, ma anche di una questione di risorse. I sistemi più datati, infatti, possono andare in crisi anche per il consumo delle applicazioni che operano in background. Per prima cosa eliminate il salvaschermo, andando in PANNELLO DI CONTROLLO/- SCHERMO/SCREEN SAVER e selezionando NESSUNO.
Per quanto riguarda le applicazioni in background, invece, l’esempio classico sono gli antivirus. Per sospenderne temporaneamente l’attività di solito basta aprire il menu di configurazione (facendo doppio clic o clic con il tasto destro del mouse sull’icona dell’antivirus, sulla barra delle applicazioni) e scegliere l’opzione per
chiudere il programma. Per disattivare anche tutti gli altri programmi che non servono premete CTRL+ALT+CANC, selezionate le applicazioni superflue e fate clic su TERMINA APPLICAZIONE.
Chiudete comunque solo i programmi sulla cui utilità o funzione non nutrite alcun dubbio. Infine, se siete in rete, staccate anche la connessione ad altri computer, così da evitare che il processo di masterizzazione possa essere interrotto da un altro utente o da qualche messaggio in arrivo.
Nessuna ricerca
Il programma RICERCA RAPIDA di Microsoft gira silenziosamente in background e ha il compito di accelerare la ricerca di documenti creati con i programmi di Office a partire dalla versione 95. Questa, almeno, l’intenzione degli sviluppatori. Il rovescio della medaglia è che, a volte, questa funzione accede per minuti interi al disco rigido interrompendo il flusso di dati diretto al masterizzatore, causando problemi di buffer underrun. Anche se le unità più moderne sembrano aver superato il problema ricorrendo a buffer di memoria sempre più generosi, è utile interrompere questa funzione ogni qual volta si deve procedere alla creazione di un nuovo CD.
CD e file system
Ora che sono stati ultimati i controlli preliminari non resta che passare alla fase di creazione del disco. Avviate il programma di masterizzazione e create un progetto nuovo nel formato desiderato, per esempio un CD dati, audio o video.
Dalla decisione che si prende dipende la procedura da seguire. Parlando solamente dei dati, il primo problema è rappresentato dalla scelta del file system. Il più diffuso è ISO 9660, ma questa scelta comporta alcune limitazioni per quanto riguarda i nomi dei file (al massimo otto caratteri) e non ammette accenti né caratteri speciali. Una buona alternativa è rappresentata dal sistema Joliet di Microsoft, anch’esso basato sull’ISO 9660, ma che ammette fino a 63 caratteri, compresi quelli speciali.
Modalità di scrittura
Le modalità di scrittura disponibili sono, normalmente, Track at Once (TAO) e Disk at Once (DAO). Per un CD audio si consiglia di selezionare Disk at Once: si eviteranno pause e disturbi tra i vari blocchi. In questa modalità, infatti, tutto il CD viene scritto in un unico passaggio, Lead-in e Lead-out (cioè area iniziale e area finale) compresi, senza disattivare il laser di scrittura.
Con la modalità Track at Once, invece vengono inserite pause di circa due secondi tra i singoli brani, perché il laser viene disattivato dopo ogni traccia. La modalità TAO è però molto flessibile: consente di produrre CD in più sessioni e, quindi, di aggiungere i dati in sessioni consecutive. Nella modalità Disk at Once è invece possibile eseguire solo un’operazione di masterizzazione, dopodiché il disco potrà essere letto ma non più scritto.
Chi non vuole rinunciare ai vantaggi offerti da ciascuna di queste due modalità di scrittura,può farlo ricorrendo a una speciale funzione del software Feurio. Questo programma, infatti, è in grado di masterizzare diverse sessioni anche in modalità DAO.
La velocità giusta
Regola numero uno: non masterizzare sempre e comunque alla massima velocità. Per ottenere qualche beneficio da ogni eventuale risparmio di tempo, infatti, bisogna innanzitutto accertarsi che non solo il masterizzatore, ma anche le altre periferiche, cioè unità CD-ROM e disco rigido, siano in grado di supportare adeguatamente la velocità di scrittura del masterizzatore.
L’unità CD-ROM, per esempio, deve leggere i dati a una velocità pari a due volte la velocità di scrittura del masterizzatore. Per questo è importante conoscere con precisione le reali prestazioni del sistema. Su Internet si trovano facilmente numerosi programmi, per esempio CD Speed, che consentono a chiunque di scoprire come stanno realmente le cose.
La vecchia regola “più lento è, meglio è”, infine, non è più sempre valida. Con i supporti più nuovi, anzi, è vero proprio il contrario. Se si incontrano spesso problemi all’apparenza inspiegabili con CD per esempio certificati a 48x, e dunque ottimizzati per le alte velocità, spesso è proprio alzando la velocità di scrittura che le cose tornano a funzionare correttamente.
Un disco per non sbagliare
Se dovete fare la copia di un CD, prima di masterizzare è sempre bene fare in modo che i dati non passino direttamente dal CD originale a quello di destinazione, ma che transitino prima sul disco fisso.
Questo supporto offre infatti garanzie superiori in fatto di velocità e affidabilità. La modalità di masterizzazione “On the fly”, o “al volo”, crea invece un file immagine virtuale, decisamente più rischioso.
Si tratta infatti di un piccolo documento contenente solo dei collegamenti ai dati da masterizzare che, quindi, devono comunque essere prelevati direttamente dall’unità CD-ROM.
Basta un piccolo disturbo durante la lettura del CD sorgente per rovinare tutto: un graffietto può causare un errore o persino interrompere il processo di masterizzazione. La creazione del file immagine, infine, è sempre indispensabile quando si masterizzano CD audio, perché la velocità di lettura di questi dati è decisamente inferiore a quella dei CD contenenti dati. La soglia minima indispensabile è una velocità di 4x.
L’ultima prova
Ora che i masterizzatori sono diventati veloci come un ampo è arrivato il momento di utilizzare a cuor leggero tutte quelle opzioni, come per esempio la verifica dei dati alla fine della scrittura o della simulazione, che consentono di evitare brutte sorprese.
Cosa sono tre minuti di tempo in più rispetto a un backup andato in fumo?
I minuti preziosi risparmiati da velocità record di 52x, infatti, possono essere in parte destinati a garantirsi l’integrità dei dati stessi. Senza contare che in caso di problemi riscontrati durante la simulazione si risparmia anche il costo di un supporto vergine.