Raccogliamo le idee Vi trovate notizie giornalistiche, pensieri personali, moti dell’anima, e magari anche la marca di dentifricio usata dall’ autore;
vi hanno luogo i dibattiti più accesi sulle tecnologie, e qualunque altra cosa possiate e non possiate immaginare.
Sono i blog. Contrazione di “web log”, e rappresentano la forma di sito Web personale più in voga ormai da tempo. Come tali, sono tanto amati da alcuni, quanto odiati dagli altri. Esistono software anche molto sofisticati studiati apposta per crearli, ma il modo più semplice per realizzarne uno è affidarsi ai tanti servizi che, più o meno gratuitamente, offrono strumenti rapidi ed efficaci per generare dal nulla il proprio blog in pochi clic. Senza avere conoscenze tecniche, potete aprire il vostro spazio e iniziare a “pubblicare” i vostri pensieri, organizzati in quella tipica forma cronologica di diario che è la caratteristica chiave dei blog. Si entra così a far parte di quella comunità di persone che, con una parola forse ormai un po’ abusata, viene chiamata blogsfera. I blog infatti raramente restano isolati; più spesso si collegano ad altri blog “simili” partecipando così alla creazione di un tessuto di relazioni molto fitto. È pur vero che anche i normali siti Web contengono collegamenti (link) tra di loro, ma nel caso dei blog i collegamenti hanno un valore più personale: i blogger visitano i blog altrui, li commentano e vi partecipano, per poi essere ricambiati. Si inseriscono nel proprio blog riferimenti a quelli degli amici, a blog simili che si apprezzano.
Si creano così reti di conoscenze, di interessi e di temi. Tutto questo implica, evidentemente, un’intensa attività di visite, collegamenti e citazioni. Sfortunatamente i blog, essendo
frutto essenzialmente della passione personale, hanno una frequenza di aggiornamento molto irregolare: a volte passa anche molto tempo tra un aggiornamento e l’altro. Capita così che la modalità tradizionale di consultazione (aprire la pagina per vedere se c’è qualche novità) sia frustrante, specialmente se i siti che interessano sono molti. Si può automatizzare questa operazione? Certamente.
Un’agenzia di stampa personale Il termine inglese “syndication”, non ha un equivalente egualmente efficace in italiano e indica la cessione di contenuti come articoli giornalistici o strisce di fumetti, attraverso un’agenzia che ne negozia la pubblicazione. Per analogia, il termine content syndication indica l’operazione con cui si mettono a disposizione i contenuti di un sito Web in modo che possano essere utilizzati da altri. Gli articoli e le notizie, oltre ad apparire come al solito sotto forma di pagina Web, diventano disponibili anche in un formato speciale, destinato a essere letto non da un essere umano, ma da un software. L’informazione gestita da questi programmi viene chiamata newsfeed (o, più brevemente, feed), parola che in origine indica proprio il flusso di notizie proveniente da un’agenzia di stampa.
Perché in effetti dotare un sito di un feed significa proprio dotarlo di una sorta di “agenzia stampa” che fornisce, in forma sintetica, i suoi contenuti a chiunque voglia includerli nelle proprie pagine Web. Il contenuto di un feed può variare da una semplice lista di link al testo completo degli articoli: dipende dalle scelte di chi lo fornisce. A prima vista, per chi possiede un sito, generare il feed sembra un’operazione autolesionista, perché permette a terzi di sfruttarne i contenuti senza neanche visitarne le pagine. In pratica, si dimostra uno scambio vantaggioso per tutti: il sito che fornisce il feed acquisisce visibilità e collegamenti, mentre chi sfrutta il feed si procura contenuti gratis per “rimpolpare” le proprie pagine. L’importante è mantenere un minimo di correttezza e non far passare per propri contenuti che non lo sono. Per esempio, è generalmente scorretta la pratica dello “scraping” (si potrebbe tradurre in “grattare”), che consiste nel far uso di programmi scritti ad hoc per generare un newsfeed partendo dall’HTML di pagine Web altrui. Pagine il cui autore, magari, non ha alcun desiderio di far circolare a sua insaputa. Di recente Google ha iniziato un’azione legale contro un programmatore che aveva creato un ricco feed di notizie ottenuto mediante lo scraping del sito di attualità di Google.
La guerra degli standard A differenza di altre tecnologie Web, la procedura di syndication dei contenuti non muovono a partire da uno standard unico e ben definito, ma ha una storia travagliata e tuttora in evoluzione.
Tutto nasce nel 1999 con il portale My Netscape, che permetteva agli utenti del noto browser di creare una sorta di notiziario personalizzato. My Netscape si procurava le notizie da chiunque volesse fornirgliene, a patto di utilizzare un formato specifico, che venne chiamato RSS (originariamente Rich Site Syndication), e che ebbe un grande successo: da un lato i siti avevano un modo semplice per guadagnare visibilità, dall’altro Nestscape si procurava gratuitamente il materiale per le proprie pagine.
Con la successiva crisi di Netscape, però, è una nuova società a sfruttare e sviluppare l’idea: Userland Software, produttrice di software per la creazione di blog.
Viene così pubblicata la versione 0.91 di RSS, che è tuttora alla base di molti servizi di syndication. A questo punto però il consenso dei blogger non è più univoco: da un lato Userland pubblica una versione aggiornata del software, chiamata RSS ; dall’altra un altro gruppo di esperti produce un sistema di syndication diverso e lo battezza RSS 1.0. Come se non bastasse, Userland esce in seguito con un’ulteriore revisione del suo standard, che chiama RSS 2.0, benché esso non abbia in realtà nulla a che fare con RSS 1.0, che si basa su una tecnologia differente. La situazione è così intricata che non esiste consenso neppure su cosa significhi la parola RSS: a seconda delle fonti, “Rich Site Syndication”, o “RDF Site Syndication”, o “Really Simple Syndication”; per andare d’accordo almeno su questo, si usa ora affermare, diplomaticamente, che “Rss è soltanto un nome, non una sigla”. Dulcis in fundo, di recente un terzo gruppo ha sviluppato uno standard aperto, chiamato Atom, che si propone come “soluzione definitiva”. Stabilire quale sia la soluzione “migliore” è un esercizio magari interessante, ma tutto sommato poco utile; basta sapere che, dal punto di vista pratico, non c’è una grande differenza tra tutte queste tecnologie. L’unico problema è che non tutti i sistemi le supportano in modo uguale.
Per esempio Google, proprietaria dell’importante sito Blogger.com, ha recentemente annunciato di abbandonare i vari RSS a favore del più recente formato Atom, che però non è supportato da molti programmi di gestione dei feed. In attesa che emerga uno standard vincente, sui siti appaiono più icone, a ciascuna delle quali corrisponde un diverso sistema di newsfeed.
E, per i casi più disperati, esistono servizi che convertono i feed da un formato all’altro, come Feedburner .
“Sindacare” un blog Creare un feed del proprio sito Web, come anche inserirvi un feed altrui, è un’operazione non semplicissima che, anche se ci si appoggia a soluzioni “preconfezionate”, richiede alcune capacità di programmazione (gli esperti possono trovare una lista di risorse di questo genere all’indirizzo http://www.rssgov.com/rssparsers.html ).Per chi ha un blog, invece, tutto è più semplice, se si usa un sistema che supporta questo servizio. In questo caso, il sistema genera automaticamente il feed dagli articoli che abbiamo immesso, e rimane solo da inserire nella pagina un opportuno collegamento. Splinder.com, una delle piattaforme di blogging più diffuse in Italia, offre un servizio di feed in formato RSS soltanto a chi sottoscrive una delle formule a pagamento (la più economica tra queste, BlogSpace, costa circa tre euro al mese). L’americano Blogger.com invece offre il servizio gratuitamente, ma il formato disponibile è solo il recente Atom; il sito inoltre è in lingua inglese.
Il giornale personalizzato Il Presidente degli Stati Uniti è l’unica persona al mondo per il quale, ogni mattina, viene stampato in unica copia un quotidiano personalizzato con le notizie più importanti. Se troviamo l’idea suggestiva, possiamo utilizzare la tecnologia dei feed per procurarci qualcosa di simile assemblando i vari feed di notizie che si trovano sulla rete. A questo scopo abbandoniamo il Web, e ci procuriamo un programma apposito: un “desktop feed reader”, cioè un lettore di feed da scrivania (a volte chiamato anche newsreader, introducendo però così un’ambiguità con i software utilizzati per accedere alle news di Usenet, che sono tutt’altra cosa). Ne esistono per tutti i gusti e per tutte le piattaforme: per esempio, FeedDemon per Windows (shareware, www.feeddemon.com) e NetNewsWire http://netnewswireapp.com/. Ne esistono decine e decine, anche gratuiti; basta cercare “RSS reader” su un qualsiasi motore di ricerca. Al di là delle piccole differenze che li distinguono, il funzionamento di questi programmi è lo stesso: basta inserire il link dei feed, e questi programmi prelevano le notizie man mano che appaiono e le assemblano in modo da formare in tempo reale una sorta di agenzia di stampa personale. Spesso inoltre permettono di salvare le notizie, in modo da poterle consultare in seguito, anche quando non si è connessi alla Rete.
Chi invece disdegnasse l’installazione di nuovo software può ricorrere ad analoghi servizi gestiti però attraverso siti Web, detti “aggregatori”: una soluzione che ha il vantaggio di essere sempre disponibile, indipendentemente dal computer che si sta usando.
Vi sono molti siti di questo genere, tra questi il più famoso è probabilmente Bloglines (www.bloglines.com).
Ma come fare per scoprire i feed che ci interessano? Può capitare, innanzitutto, di incontrare un’icona indicativa mentre si sfoglia un sito Web di nostro interesse. Altrimenti, se non c’è un segnale evidente di questo tipo, si può vedere se il sito in questione nasconde un feed in qualche posto meno ovvio: a questo scopo si può usare lo strumento di ricerca di Blogstreet , che scandaglia o ispeziona un sito di nostra scelta alla ricerca di un feed. In alternativa, si può andare direttamente a caccia di feed affidandosi a uno dei vari motori di ricerca dedicati a questo scopo: Syndic8 (www.elsindi8.com/) è certamente il più famoso, ma molto ricco è anche Fagan Finder www.faganfinder.com/blogs/